Nella nuova survey “Le tendenze in atto nella ricerca della casa” l’Ufficio Studi Gabetti, grazie a un questionario di 20 domande somministrato alla rete franchising del Gruppo Gabetti, a cui hanno preso parte 200 agenzie affiliate, fa il punto sui nuovi trend del mercato residenziale nel 2023.
Per il 61%, gli acquirenti tipo sono famiglie, per il 29% giovani coppie, mentre solo per il 10% sono single.
Secondo gli affiliati intervistati, la domanda di abitazione è stabile per il 41% e soltanto il 18% risponde essere in aumento. L’offerta di abitazione, invece, risulta in diminuzione per il 43% del campione.
Per il 90% del panel gli acquisti di immobili residenziali ha riguardato la prima casa: tra questi per il 67% l’ha acquistata per la prima volta e per il 23% per sostituzione, mentre per l’8% come seconda casa per uso personale e per il 2% a fine di investimento.
La necessità di avere un vano in più, ad esempio, che per il 78% del campione rappresenta la ragione principale per la sostituzione dell’abitazione, può essere dovuta sia a un ampliamento della famiglia (un nuovo componente), sia all’esigenza di uno spazio per il lavoro da remoto. Segue, per il 63%, il bisogno di avere uno spazio esterno, giardino/terrazzo che, dopo le restrizioni della pandemia, diventa una caratteristica ormai standard. Terza, per ordine di priorità, la vicinanza ai servizi principali (per il 23%). Secondo il 21% dei rispondenti, gli acquirenti hanno la necessità di disporre di un posto auto/box e si mantiene al 15% l’idea di avere un immobile più performante, appartenente a una classe energetica più elevata.
Più della metà degli affiliati sostiene che l’acquisto di abitazione si è orientato verso la tipologia di immobile “appartamenti in contesti condominiali” (79%). Per l’11% gli acquirenti hanno preferito una casa unifamiliare indipendente, per il 4% una villa indipendente e per il 3% una soluzione bifamiliare.
A livello di taglio dimensionale, gli immobili più ricercati sono stati i trilocali (per il 66% del campione) in crescita dell’8%, seguiti dai quadrilocali (per il 25%), a conferma di quanto i tagli con un vano in più siano sempre più richiesti. Ma questo dipende molto dalla città oggetto d’indagine. I dati dell’Agenzia delle Entrate, ad esempio, mostrano che in alcune grandi città, come Milano, il taglio dimensionale più transato è tra i 50 e gli 85 mq. Questo perché, il combinato disposto tra aumento dei prezzi e dei tassi di interesse ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie.
Come stato manutentivo, si preferiscono di poco gli immobili da riqualificare (per il 45%) rispetto a quelli già riqualificati (per il 44%), mentre solo per l’11% del campione gli acquirenti hanno invece optato per un immobile di nuova costruzione, tipologia che sconta più di altre l’aumento del costo medio di costruzione dei cantieri determinato dalla congiuntura macroeconomica.
La survey ha affrontato anche il tema delle classi energetiche per misurare il livello di consapevolezza e di percezione dei potenziali acquirenti. Il 15% dei rispondenti dichiara che, tra i motivi che hanno spinto gli acquirenti a sostituire la prima abitazione, vi è l’ottenimento di una classe energetica più elevata. Un dato abbastanza sorprendente se si pensa che solo 3 anni fa la classe energetica non sarebbe rientrata tra le caratteristiche più richieste per la scelta dell’abitazione.
Il 35% degli affiliati ha inoltre risposto che le famiglie hanno una buona consapevolezza dei benefici di una classe energetica più elevata. Nel dettaglio il 25% sostiene che le famiglie lo fanno per un risparmio energetico a livello di spese e il 10% per ottenere un aumento del valore dell’immobile. Per un’altra buona fetta degli affiliati (33%) le famiglie non considerano l’efficienza energetica un elemento determinante per l’acquisto di un immobile, e per il 31% gli acquirenti hanno poca consapevolezza sull’argomento.
Il 64% dei rispondenti alla survey ha dichiarato che l’aumento dei tassi ha causato una frenata da parte dei potenziali acquirenti nell’acquisto di abitazioni. I fattori di rischio che preoccupano maggiormente riguardano soprattutto un possibile ulteriore rialzo dei tassi dei mutui (85%). Un timore causato non tanto dall’attuale livello, che potremmo definire normale rispetto all’anomalia dei tassi allo 0% conosciuta fino al 2022, ma dall’aumento repentino che ha visto balzare in un anno il tasso di interesse BCE dallo 0,5% al 4,5%. Questo significa che un eventuale riduzione dei tassi, anche dello 0,5% darebbe un segnale incoraggiante a tutto il comparto di un cambio di passo della BCE.
Altri fattori percepiti come rischiosi per l’andamento delle compravendite riguardano l’aumento dell’inflazione (37%), seguiti dall’aumento dei costi dei materiali edili per le nuove costruzioni e ristrutturazioni (36%), dalla diminuzione dell’offerta degli immobili (27%) e dall’aumento del costo dell’energia (6%).