11 Maggio 2018
Primo piano

Immobiliare, un settore più maturo nel segno dell’etica


È un bilancio sostanzialmente positivo, quello del mondo immobiliare, in tema di etica e responsabilità connesse. È necessario che la compliance divenga sempre più centrale nelle strategie aziendali e che venga proseguito e potenziato il percorso di crescita culturale già avviato, coinvolgendo una platea di operatori quanto più estesa possibile. Il quadro normativo, in particolare il Decreto 231 e la legge 190, assicura un insieme di strumenti (codici etici, modelli organizzativi, piani anticorruzione) che, se utilizzati in maniera non solamente formale, forniscono agli operatori del mercato immobiliare sufficienti garanzie per prevenire rischi di natura anche penale, sia per le società che per gli organi di governo. Sono questi alcuni dei temi emersi nel corso del convegno “Real estate, responsabilità e impegno sociale nel pubblico e nel privato”, organizzato da SIDIEF (Società Italiana di Iniziative Edilizie e Fondiarie) che si è svolto nei giorni scorsi a Milano.
“Il mondo immobiliare – ha dichiarato Mario Breglia, Presidente di SIDIEF – sta attraversando una costante e rapida evoluzione, legata ai cambiamenti che si stanno realizzando nelle modalità di lavorare, abitare, consumare. È in corso un importante processo di professionalizzazione del settore per rispondere alle esigenze della committenza. Da settore a forte vocazione “artigianale” si sta spostando verso una crescita dimensionale delle aziende, che, sia per decisione interna che per vincoli normativi, significa anche maggiore trasparenza e compliance. Una forte spinta è venuta dalle Sgr immobiliari e in generale dalla crescita dei fondi immobiliari, che oggi hanno un patrimonio superiore a 50 miliardi di euro. Poi le Siiq e le fondazioni bancarie. Il peso delle attività immobiliari (costruzioni, sviluppo e servizi) è pari al 19,1 per cento del Pil in Italia, contro una media Eu28 del 17,8 per cento. Gli addetti complessi sono 1,8 milioni, per circa 800mila imprese. Circa trecento di queste imprese hanno più di dieci milioni di fatturato e quindi attente alle tematiche odierne, corretta amministrazione e responsabilità sociale. Infine ricordiamo il peso crescente degli investitori esteri nell’immobiliare italiano (oltre 28 miliardi di euro dal 2010, di cui il 42 per cento a Milano), in genere attraverso strumenti quotati. E chiedono compliance e regole internazionali alle controparti italiane”.
“Anche nel comparto immobiliare – ha affermato Nunzio Minichiello, Presidente Organismo di Vigilanza SIDIEF – è diffusa una sensibilità sui temi della 231, che si traduce in risultati concreti con l’elaborazione di una efficace strategia organizzativa, soprattutto nelle imprese di maggiori dimensioni. Anche in queste ultime poi c’è il rischio che il rispetto dei principi di compliance sia considerato soprattutto un costo a cui non sempre corrispondono adeguati benefici; questo è, invece, uno strumento di governance aziendale, in grado di portare risultati positivi in termini di reputazione ma anche di ritorni economici”.
Dai rappresentanti delle Istituzioni vengono importanti richiami a valori, quali l’integrità e le capacità professionali, che sono centrali anche per le imprese e sono presupposto di quella fiducia tra i diversi stakeholder che è condizione per lo sviluppo dei mercati, a iniziare da quello immobiliare. Valori che vanno mantenuti e consolidati nel tempo con una azione di formazione e sensibilizzazione del personale.
“Il tema della responsabilità sociale nel comparto immobiliare – ha aggiunto Minichiello – può essere declinato in vari modi. Dallo sviluppo sostenibile all’attenzione ai temi ambientali, dal rapporto con gli stakeholder a quello con le risorse interne, alla trasparenza e alla chiara comunicazione delle scelte aziendali e dei loro effetti. Abbiamo condotto una analisi su un campione di tredici delle principali società italiane di real estate, con l’obiettivo di verificare l’esistenza e la diffusione di previsioni in materia di corporate social responsibility, formalizzate con apposite policy o attraverso bilanci o report di sostenibilità. Pur se con una diversa articolazione si sono registrati risultati apprezzabili in sei delle tredici società esaminate, con alcune situazioni di eccellenza e oggi presenti anche a questo convegno, mentre le altre seguono comunque le indicazioni normative. Una conferma dell’importanza del contributo che il mondo immobiliare, in un momento particolarmente delicato, può dare per la soluzione dei significativi problemi sociali che il paese conosce”.

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